La morte cardiaca improvvisa

Pubblicato da webmaster | 09:20


La morte cardiaca improvvisa è un’interruzione repentina delle funzioni del cuore. La maggior parte degli episodi è causata da una rapida o caotica attività del cuore, conosciuta come tachicardia o fibrillazione atriale; è un difetto del sistema di conduzione elettrica del cuore che non va tuttavia confuso con l’attacco di cuore o l’infarto del miocardio. Si tratta di una patologia che in Italia provoca tra 50.200 e 70.000 casi di morte all’anno e negliStati Uniti sono classificati come morte cardiaca improvvisa circa il 50% dei decessi causati da malattie dell’apparato cardiovascolare.Questa patologia esordisce con aritmie atriali che gradualmente evolvono verso l’asistolia o assolutamancanza di ritmo cardiaco e pertanto risulta essere reversibile solo se la vittima è trattata in brevissimo tempo tramite defibrillazione. Per ottenere tale risultato si può ricorrere a defibrillatori esterni portatili, apparecchi della grandezza di un computer portatile che permettono all’operatore di intervenire con una procedura guidata eautomatica per la rianimazione del paziente. Grazie a tecnologie sempre più avanzate, questi apparecchi sono estremamente affidabili e facili da usare; sono in grado di analizzare automaticamente il ritmo cardiaco fornendo quindi all’operatore tutte le indicazioni sulle azioni necessarie da intraprendere in caso di emergenza. Si tratta di dispositivi fondamentali per il trattamento della morte cardiaca improvvisa; a tale proposito è sufficiente ricordare che circa il 25% dei casi potrebbe essere rianimato se venissedefibrillato entro 4/5 minuti, dato che per ogni ulteriore minuto la possibilità di sopravvivenza diminuisce del 10%. Il tempo infatti è un fattore fondamentale per la sopravvivenza senza danni cerebrali irreversibili, che comportano anche esiti catastrofici come lo stato vegetativo permanente con costi sociali edeconomici elevatissimi per la persona, la famiglia e la società.

Ben conscio dell’importanza della diffusione e dell’utilizzo dei defibrillatori portatili, anche lo Stato italiano al pari di quello americano, austriaco e francese, ha approvato una legge che consente l’uso dei defibrillatori portatili anche a personale non sanitario, dopo aver frequentato un corso di addestramento comprensivo anche delle manovre di rianimazione cardio-polmonare di base. La legge n. 120 del 3.4.2001 consente “l’uso del defibrillatore semiautomatico in sede extraospedaliera anche al personale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardiopolmonare”.In totale con una defibrillazione precoce potrebbe sopravvivere il 12,5% dei pazienti, ciò significa che circa 10.000 mila vite potrebbero essere salvate. Bisogna poi considerare che la morte cardiaca improvvisa si manifesta prevalentemente in sedeextra ospedaliera, nel 70-80% dei casi a domicilio del paziente e soltanto nel 15-20% sul luogo di lavoro o per la strada. Le caratteristiche del paziente a maggiore probabilità di morte cardiaca improvvisa, comprendono una storia clinica di patologie di pertinenza cardiologica, tra le quali si annoverano in particolarequadri di severo scompenso cardiaco, infarto acuto del miocardio ed importante aritmia atriale. Anche qualora l’evento non risulti letale, il soggetto è comunque esposto ad un elevato rischio di incorrere in successivi episodi di arresto cardiaco a prognosi infausta. Testimonianza Questa signora era affetta da un prolasso congenito della valvola mitrale senza disturbi fino all’età di 30 anni. In seguito, per altri 15 anni, fino all’arresto cardiaco, soffrì solo del fastidio provocato dalle frequenti tachicardie, alle quali però la signora aveva fatto l’abitudine. La signora si sottoponeva ai controlli regolari indicati in media ogni 5-8 anni. Durante gli ultimi 2 anni prima dell’arresto (dal 1998), il prolasso si accentuò e con esso le tachicardie e il rigurgito atrio-venticolare. Tuttavia, secondo il cardiologo, non vi erano dati particolarmente preoccupanti, in quanto non si riscontrava nessuna modificazione significativa delle dimensioni del cuore. L’ultima visita di controllo risale al 1999 e in quell’occasione il cardiologo consigliò un controllo entro e non oltre i due anni. Da quell’ultima visita cardiologica fino all’arresto, la signora non ricorda di aver avvertito disturbi significativi tali da metterla in allarme. L’arresto cardiaco la colse improvvisamente mentre teneva una conferenza con altri colleghi. 2
Page 3
La presenza in sala di alcuni medici fu fondamentale non solo per la tempestività del soccorso, maanche per ricevere un soccorso adeguato, la signora venne infatti sdraiata e soccorsa con respirazione artificiale e massaggio cardiaco manuale. Un secondo fattore fondamentale, dopo quello della diagnosi e del soccorso immediato, fu lacontinuità del soccorso, avvenuto ininterrottamente fino all’arrivo dell’ambulanza: la signora venne infatti mantenuta in vita per quasi un quarto d’ora. Il terzo fattore fondamentale per la sopravvivenza della signora, fu l’arrivo quasi immediato, 10-15 minuti, dell’ambulanza munita di un defibrillatore portatile, che permise di continuare il trattamentofino all’arrivo in ospedale. La signora passò un primo periodo di quattro giorni in rianimazione poiché si temevano gravi conseguenze neurologiche e sotto continua terapia. Il risveglio dal coma avvenne già nel tardo pomeriggio e le prime risposte verbali nel mattino successivo, anche se la memoria a breve termine cominciò a ricostituirsi solo dopo qualche giorno. Dopo i primi quattro giorni di trattamento intensivo la signora venne trasferita nel reparto di elettrofisiologia, dove per altri quindici giorni circa fu trattenuta in osservazione. I medici valutarono l’opportunità di un intervento sulla valvola mitrale, ma i rischi erano alti: le aritmie ventricolari perduravano. Alla fine data la gravità della situazione si rese necessario l’impianto di un defibrillatore. Ma a distanza di 3-4 mesi, il vizio mitralico iniziò a farsi sentire con spossatezza, impressione di venire meno, mancanza d’aria, fiato corto, caviglie gonfie e pesantezza. La signora si decise perl’intervento chirurgico di plastica mitrale che riuscì pienamente . I disturbi descritti sparirono, ma non vennero meno le aritmie ventricolari che ancora permangono, benchè la signora, grazie al defibrillatore impiantato, non se ne accorga nemmeno. Ormai a distanza di 18 mesi dall’impianto del defibrillatore e a un anno dall’intervento chirurgico, la signora confessa di sentirsi addirittura meglio di quanto si sentisse due anni prima dell’arrestocardiaco; ha potuto riprendere in pieno la sua attività professionale e la sua vita sociale. 3


Labels: ,




0 commenti

Quanti brevetti hai?









Translate